Diario di Viaggio (Travel Book)  
     
  In viaggio. Europa  
     
  Bikes and what's before their eyes  
     
  What I leave out  
     
  Coming out  
     

 

Il mio lavoro parte dai miei appunti di viaggio: tante immagini e pochi scritti, che suggeriscono vagamente come ricostruire il puzzle di luoghi e situazioni che non sempre la memoria ricostruisce come un tutto organico, logico e sequenziale.
Scelgo le immagini seguendo il meccanismo dell’associazione, come è naturale che sia nel vagabondare della memoria. Questo modo di “navigare” tra le immagini e accostarle sgretola la compattezza spaziale e temporale dei luoghi e dà vita a gruppi "trasversali" di immagini, piuttosto che raccontare alla maniera del reportage o del vero e proprio diario di viaggio.
Isolata, decontestualizzata e fuori da una finalità narrativa, ogni immagine tradisce più che mai l'oggettività dell'accadimento e può essere il punto di partenza per le infinite possibilità dell'immaginario.
Per questo,  tutti i miei progetti restano aperti, sempre  in fieri e in rapporto l’uno con l’altro, e il mio lavoro forma una rete, una tela con i fili di ordito e trama lasciati aperti...
Il lavoro diventa un percorso attraverso il quale si legge la mappa della mente, con i suoi archetipi, i suoi nodi, le sue ramificazioni, le sue strade, le zone labirintiche in cui le immagini vanno avanti per poi tornare al punto di partenza, rimescolarsi e sfumarsi nel gioco infinito e ingannevole della ricerca e della memoria...

 

Let's cross the channel
È raro che poniamo attenzione al momento del passaggio da un ambiente all’altro, quello in cui invece possiamo cogliere, se ci facciamo caso, cambiamenti significativi nell’”umore” delle cose. È come entrare in un mondo diverso, dove si respira un’aria diversa, intrisa della storia del luogo e di coloro che lo hanno abitato o che ancora lo abitano, della loro presenza e della loro essenza. E una volta dentro, anche noi ci mescoleremo con quest’aria e lasceremo là la nostra volatile traccia.
Immaginiamo di trovarci in una città che non conosciamo e di attraversare un ponte... spesso il luogo che troviamo dall’altra parte non ha nulla a che fare con quello che abbiamo lasciato duecento metri indietro... e quando scendiamo le scale per entrare nella metro, e poi attraversiamo i ventosi corridoi che ci porteranno ai binari... quanti sottili cambiamenti nella percezione del luogo notiamo lungo il percorso, se siamo attenti a sentirli?
Possiamo anche percepire  ogni luogo come sinotnizzato su di una frequenza specifica, così come lo sono i colori dello spettro o le note di una scala musicale. Ogni ambiente ha un suo “tono”, un’atmosfera particolare che può essere percepita e descritta facendo riferimento al colore.

L'Alchimista
Progetto per O/pen Pics
Lo scopo del progetto è la trasposizione del racconto in immagini attraverso lo stesso linguaggio in più punti suggerito dal romanzo stesso:
"[...] Lui chiama 'fortuna' i segnali, spiegò l'inglese, dopo che il grasso arabo se
ne fu andato. Se potessi, scriverei una gigantesca enciclopedia sulle parole
'fortuna' e 'coincidenza'. E’ con queste parole che si scrive il Linguaggio
Universale [...]
[...] Le coincidenze non esistono, disse l'inglese [...] il ragazzo sapeva esattamente di che cosa si trattava, la misteriosa catena che unisce una cosa all'altra, che lo aveva portato a essere pastore, a sognare sempre la stessa cosa, a trovarsi in una città vicina all'Africa, a incontrare nella piazza un re e a essere derubato per conoscere un mercante di cristalli [...]
[...] Se avesse aperto un libro a una pagina qualunque, se avesse osservato le mani della gente, o un mazzo di carte, oppure il volo degli uccelli, o qualunque altra cosa, chiunque avrebbe trovato un legame con ciò che stava vivendo. In realtà, le cose non mostravano proprio nulla: erano gli individui che, guardandole, scoprivano la maniera di penetrare nell'Anima del Mondo [...]".
Il racconto è così restituito attraverso la lettura delle carte, che ne interpretano gli avvenimenti chiave e si legano ai personaggi che hanno impresso svolte decisive nel corso del viaggio.
Le foto sono prese dal mio Travel Book. Le ho scattate in Marocco (2006) e in Andalusia (2010).

Metro-peoples
Si tratta di opere fotografiche costituite da tre “zone”:
- immagine superiore: particolari di paesaggio urbano
- immagine centrale: elemento umano
- immagine inferiore: underground (o comunque zone chiuse e coperte, attraverso il quale spesso lo spostamento da un punto all’altro è facilitato: metro, stazioni, centri commerciali, parcheggi, zone porticate).
Sono i "luoghi" che definiscono e caratterizzano la metropoli e la stessa esperienza umana, in bilico tra la frenesia della vita “in superficie” da una parte e, dall’altra, la necessaria discesa nel "mondo di sotto" o  la frequentazione di zone comunque chiuse e protette, che diventano sempre più anche luogo di sosta, di incontro.
La tensione fra questi elementi e l’atmosfera che ne deriva ricordano vagamente alcuni film del genere profetico-fantascientifico, nei quali l’essere umano si ritrova prima o poi a vivere in un mondo appunto chiuso, spesso sotterraneo, che è di fatto un mondo parallelo, nel quale la vita continua a scorrere in un modo che per molti versi tutti ritengono “normale”.

Gray. Cloudy Europe on the road
Foto di viaggio, scattate lungo la strada dall'auto in movimento e spesso in corsa... il vetro del parabrezza o del finestrino laterale si frappone tra l'occhio della fotocamera e il paesaggio là fuori... l'atmosfera grigia di queste zone del Nord Europa è ancora malinconica, ma a volte diventa fiabesca...
La nebbia è il regno di tutte le possibilità e i cambiamenti, di tutto quello che non ha ancora preso una direzione ed è libero di interpretare qualsiasi ruolo o di non fare niente... ma a volte le forme devono venir fuori e prendere vita.
La nebbia è metafora di filtro, che distorce l’oggetto della visione e disturba l’orientamento.
Con la nebbia comincia il nostro viaggio e nella nebbia continua. Ogni tanto, un particolare balza agli occhi, si lascia percepire (forse!) nella sua concretezza/completezza/essenza/”verità”.
Nel nostro percorso/viaggio/labirinto/bolla/teatro/videogioco/ andiamo a tentoni, senza peraltro essere mai sicuri di essere sulla strada giusta. Non solo non sappiamo davvero dove siamo diretti, ma soprattutto non possiamo mai essere sicuri che quello che percepiamo sia vero/giusto/corretto.

Le foto, oltre ad essere stampate in grandi dimensioni, sono raccolte nel libro d’artista GRAY. Cloudy Europe on the road.

Silent witnesses
...oggetti che popolano la nostra distratta quotidianità possono trasformarsi in alcuni momenti e apparire osservatori distaccati e al tempo stesso partecipi delle umane vicende... presenze  a volte rassicuranti, altre volte inquietanti...
...oggetti che evocano il silenzio e il ricordo di una storia...
...in quella situazione, con quella luce, con quella precisa relazione con lo spazio e con gli altri elementi “attori” nell’inquadratura, quell’oggetto assume una “postura”, compie un’azione che comunica o evoca...
E’, appunto, una questione di relazione spaziale tra gli elementi. E’ una gestalt aperta, che offre suggestioni  e  che va completata.
Alcune volte gli oggetti sembrano costituire un mondo parallelo, ricco di interazioni e di complicità... un mondo ai nostri occhi inanimato ma che, come nelle fiabe, prende vita se ci spingiamo oltre il limite della nostra ordinaria consapevolezza.
E’ che noi pensiamo di conoscere tutto, di servirci di tutto, mentre magari ci sono tante cose che vivono a nostra insaputa. Le stesse cellule del nostro corpo vivono in un mondo loro, con una loro coscienza della quale noi siamo all’oscuro, della quale non siamo partecipi, anche se in fondo siamo noi stessi.

Le foto, oltre ad essere stampate in grandi dimensioni, sono raccolte nel libro d’artista Silent Witnesses.

Silent Witnesses. New York (U.S.A.)
... e ora attraversi la strada, la folla che ti circondava, ti strisciava accanto, ti pressava si è diradata fino a scomparire...
... entri in un altro luogo...
... i muri, le porte, le scale, l’atmosfera di sospensione che riempie lo spazio...
... ogni cosa qui intorno conserva la presenza di qualcuno che c’è stato...
... aspettando che qualcuno arrivi...

Penelope's web
Una reinterpretazione in chiave contemporanea del rapporto tra Ulisse in viaggio e Penelope che, forse nell’attesa, tesse la sua tela (web nella traduzione inglese) di fibre ottiche…

Gateways
La presenza di una porta, di un cancello, di un varco, di una soglia di qualunque genere presuppone un limite, un confine, ma anche la possibilità di attraversarlo, di superarlo per andare oltre.
Può trattarsi di un piccolo cambiamento nella nostra vita o di una specie di crisi cosmica, ma in ogni caso è un passaggio... forse esiste un punto o un istante in cui è possibile passare da un Sé all'Altro.

Travel book
Lascio che i luoghi prendano vita a poco a poco... è' lo stesso processo della memoria, del sogno, dell'immaginazione... ricorda anche l'immagine che lentamente emerge sulla carta nel processo di sviluppo fotografico analogico. E' anche il gioco vita-morte-rinascita. E il gioco dell'arte. Ogni cosa va e viene, appare e scompare, si rivela e si nasconde.
L'elaborazione digitale è uno strumento magico in questo lavoro, perché segue il tuo cervello e le sue immagini in modo istantaneo... è proprio come creare migliaia di mondi nel tempo e nello spazio di un pensiero...

Milk
Come programma culturale, Luoghi d’arte mira alla valorizzazione di ambienti naturalistici e architettonici di pregio, risultato di suggestioni plurime. Gli artisti sono invitati a reinterpretare il senso del luogo attraverso linguaggi compositi, tra ricerca e creazione, pronti ad indagare i multiformi profili del contemporaneo. Un'occasione che intende dedicare la massima attenzione ai diversi linguaggi della contemporaneità, dando visibilità a ricerche artistiche professionali (Lucia Anelli).
Le immagini ripropongono oggetti che ho fotografato nella masseria. Non sono particolari architettonici interessanti, né sono i luoghi che di solito suscitano interesse in una fattoria. Sono piuttosto particolari “mobili”, che si trovavano là in quel momento, ma che potrebbero essere spostati o non essere prima o poi dismessi: il trattore, la carriola,  un laccio  usato per chiudere un cancello.
L’opera contiene un suggerimento sinestesico: ogni immagine evoca uno degli aromi di solito usati per aromtizzare il latte, in preparazioni che vengono rese visivamente appetibili con l’aggiunta di coloranti naturali o artificiali. Da questo incrocio tra vista e gusto nascono le immagini accostate in tre banner appesi nel corridoio della stalla della masseria.

Tarots
I Tarocchi sono noti a noi tutti nella forma di strumento di divinazione, ma il loro interesse dal punto di vista della mia ricerca sta nel fatto che essi rappresentano prima di tutto degli Archetipi ed è per questo che si prestano ad essere variamente interpretati, senza che il nucleo del loro significato cambi in modo sostanziale. Credo, appunto, che nel tempo, nella storia, nelle comunità umane, le forme cambino, ma i contenuti rimangono gli stessi, perché dipendono dalle necessità di base dell’uomo: la curiosità, il desiderio di conoscere se stessi e il mondo, la necessità di comprendere e dare senso alle cose.
Ho realizzato diverse serie di Tarocchi, spesso interpretandoli dal punto di vista della comunicazione corporea e prendendo in prestito il modello fisio-psicologico del corpo umano proprio della filosofia orientale, che si basa sul complesso dei meridiani e dei chakra, ciascuno associato ad una specifica frequenza, quindi anche ad un colore e ad un tono musicale.

L’Imperatrice (The Empress). The Tarots, series n. 1
L’installazione, presentata sia alla mostra Tempo Reale sia alla biennale Nojart, è composta da tre immagini che evocano una moderna Imperatrice metropolitana, ben piazzata su di una strada asfaltata di città, che perciò rimane in connessione con l’energia primitiva della terra. Come contrappunto, ho collocato lungo il perimetro dell’ambiente una serie di immagini di piedi che frettolosi si muovono su zeppe e tacchi vertiginosi.
Lo sfondo del trittico è rosso e l’atmosfera è completata da una musica elettronica, che ho composto in modo che l’ossessività delle percussioni e la tonalità bassa sottolineassero il legame con la terra.

Les Tarots, série n.2
1. Les Tarots. L’Impératrice.  2. Les Tarots. La Papesse.
Lo spunto per questa seconda serie di Tarocchi è venuto dall’esposizione Planète Femmes, alla quale ho presentato la seconda e la terza carta degli Arcani Maggiori: La Papessa e L’Imperatrice.
L’elemento umano, da sempre protagonista nella rappresentazione tradizionale dei Tarocchi, questa volta è assente. Il mio intento è quello di rendere concreta e visibile l’essenza di ciascuna carta e il nucleo del suo significato e la sua impronta energetica, a prescindere dalla specificità e dalla contingenza che inevitabilemnte si associano alla personificazione.