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ROMA CONTEMPORANEA

Roma Contemporanea è una finestra aperta, un’attività di monitoraggio che tiene d’occhio le iniziative di musei, spazi espositivi e gallerie, per promuovere l’arte contemporanea nella capitale.
Informazioni in tempo reale, grazie alla rete di internet, permetteranno all’utente, che sia addetto ai lavori o semplicemente curioso, di comprendere più a fondo non solo le tendenze artistiche più importanti diffuse a Roma, ma ciò che finora è rimasto sottobanco: i rapporti tra gli artisti e le istituzioni, pubbliche e private; la promozione dell’arte sul piano non solo locale, ma nazionale ed internazionale, attraverso le mostre itineranti; i rapporti ed i confronti tra i tanti soggetti che operano nel settore, l’incontro-scontro tra il pubblico ed il privato, non sempre in accordo sulle linee da seguire sulla scelta e la promozione degli artisti.
Si è deciso di iniziare con il confronto tra due realtà: la piccola e neonata galleria STOP!, che vuole essere contenitore neutro ed adattabile al lavoro degli artisti, ed le Scuderie del Quirinale, spazio pubblico per l’arte contemporanea in crescita vertiginosa che ha portato l’attenzione della scena internazionale, incuriosita, verso Roma.
Attraverso tutto ciò, in unione con le altre rubriche dedicate a Torino, Milano e Napoli, la speranza è di far chiarezza su un panorama che spesso appare frammentato, vago, incoerente; creare una sottile linea rossa che unisca gli intenti e le idee, o sottolinei le immancabili differenze.
Roma non manca di spunti, essendo una città d’arte fin dalle sue più antiche origini, nonché fonte di ispirazione per molti artisti dei nostri tempi, che la scelgono come dimora e danno vita a forme e colori sempre nuovi.
Le piccole gallerie e gli spazi espositivi non si contano sulla punta delle dita, e non sembrano essere in conflitto con le grandi istituzioni: entrambe sono attente, si muovono con cautela per scovare talenti giovani e passati.
Le notizie volano, ma spesso si perdono senza le grandi casse di risonanza dei media. Nostro compito sarà anche, dunque, far si che le piccole iniziative, gallerie private ed associazioni, non restino nell’ombra, perché parlare di arte in spazi raccolti si rivela spesso costruttivo ed illuminante.
Daremo inoltre voce agli artisti stessi, perché il loro punto di vista vale più di qualsiasi critica erudita. La loro voce ci guiderà in questo panorama incredibile e sempre mutevole, fedele interprete delle realtà più o meno nascoste, che è l’arte contemporanea.

Susanna Bianchini

 

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3 DOMANDE * 9 - INTERVISTA A ELISABETTA GIOVAGNONI
20.01.2004

“9 via della vetrina contemporanea” è una piccola galleria nel centro storico della città. Proprio nella zona dei vicoli, della notte, ma anche degli antiquari della vicina via dei Coronari, sorge questa giovane galleria ma dall’attività ormai consolidata; inconfondibile dalla sua porticina rossa, le pareti bianche e un pavimento di legno che scricchiola. Due stanze piccole su due piani che ora ospitano la mostra di due giovani artisti pugliesi: Maria Martinelli e Giuseppe Verga che propongono due modi diversi di rappresentare la realtà attraverso immagini tratte dalla loro memoria più intima come suggerisce lo stesso titolo “Amigdala”. Elisabetta Giovagnoni, titolare della galleria, aperta nell’ottobre 2000, mi racconta della sua storia e dei suoi numerosi artisti; con le sue parole viaggiamo attraverso l’arte e la sua passione di gallerista.

Cominciamo da domande base: Chi si occupa della galleria, gestione, relazioni... quante persone si occupano dell'organizzazione e del programma?
Lavoro da sola. Non ci sono curatori perché finora sono stata io a scegliere gli artisti e a decidere i programmi espositivi ma in alcuni casi ci sono stati dei critici che hanno presentato gli artisti. Per la mostra di Julie Polidoro ho presentato un catalogo della mostra con un testo di Elena del Drago, per quella di John Ratner il testo del catalogo era invece a cura di Achille Bonito Oliva; per la collettiva che riuniva i lavori di Mario Lamorgese, Nunzio e Mariella Simoni ho invitato Marianna Vecellio a scrivere una presentazione ma senza catalogo mentre per “Esercizi di equilibrio”, la mostra di piccole sculture di Paola Gandolfi il testo è stato scritto da Gianluca Marziani.

In generale come si apporta per la selezione degli artisti che intende esporre?
Gli artisti che fanno ormai parte della mia “scuderia” sono Benedetto Pietromarchi, Eva Jospin, Marzia Gandini, Brunella Longo, Paolo Laudisa, Maria Martinelli e Giuseppe Verga.
Con Pietromarchi (scultore) ho inaugurato lo spazio 4 anni fa. Avevo visto i suoi lavori in una collettiva a cui aveva partecipato nel 2000 a Rialto. Il lavoro mi sembrava interessante; sono andata a trovarlo a e da lì è nata l’idea della prima mostra e la nostra collaborazione.
Eva Jospin l’ho invece incontrata a Parigi, ero lì per visitare vari studi di artisti, e mi era stata segnalata da Julie Polidoro, che conoscevo da anni. Andai a trovarla al suo studio e i suoi lavori mi piacquero subito tanto più che decisi di organizzare come seconda mostra della prima stagione proprio una collettiva di artisti Parigini così scelsi la Polidoro, la Jospin e anche Ivan Pericoli e Benoit Astier. Tutti loro avevano fatto l’Ecole des Beaux Arts a Parigi, Eva l’avrebbe finita un paio d’anni dopo, e in qualche modo il loro lavoro era complementare. La mostra fu un vero successo e debbo confessare che fu proprio Eva a suscitare il maggior interesse tanto più che decisi di farle una personale l’anno successivo. Nel 2002 ho quindi fatto la sua prima personale e la prossima sarà ad ottobre. La Jospin ha le idee molto chiare e lavora con grande serietà portando avanti una ricerca che col passar degli anni si sta orientando verso un linguaggio che ingloba oltre al disegno e alla pittura anche la scultura ed il video.
Di Marzia Gandini vidi i lavori all’incirca nel 1997 alla Galleria Bonomo con cui all’epoca lavorava. Nel 2000 andai nel suo studio a New York. Le ultime cose che aveva fatto mi piacquero molto e quando tornò definitivamente in Italia, nell’estate del 2001 dopo aver vissuto più di dieci anni a New York, la incontrai e decidemmo di fare la mostra.
Brunella Longo fu invece lei a chiamarmi. Marussa Gravagnuolo, gallerista italiana che aveva lavorato a Napoli con Lucio Amelio quindi trasferitasi a Parigi, dove ha da anni la galleria Pièce Inique, le aveva detto di mettersi in contatto con me perché sapeva che ero interessata a giovani artisti. Le sue fotografie mi piacquero molto perché con un’anima.
Paolo Laudisa lo conosco davvero da tanti anni, lo rispetto e stimo il suo lavoro ed era tempo che avevo in mente di organizzare una sua personale. Grazie a lui ho organizzato la prima mostra come curatrice ben due anni prima di aprire la galleria. Si trattava di una mostra organizzata alla galleria Salon Privé Arti Visive di Sergio Rispoli che si intitolava “Rumori impercettibili” e riuniva le opere di Emanuele Costanzo, Roberto Falconieri, Federico Pietrella e Alessandro Reale. Maria Martinelli l’ho invece conosciuta perché mi venne a trovare in galleria l’estate scorsa mandata da Valentina Bonomo. Mi fece vedere un cd-rom con i suoi lavori. Mi piacquero subito ed essendo lavori fotografici non avevo dubbio sulla qualità pur non avendoli visti dal vero. Quando andai in Puglia per incontrarla vidi casualmente i lavori di Giuseppe Verga. Ero andata a trovare Mosé de Carolis alla galleria “Le Pleiadi” di Mola di Bari con il quale ero in contatto per fare una mostra di Eva Jospin. Quando entrai in galleria notai subito i lavori di Verga inseriti in una collettiva di artisti della galleria così gli chiesi di vedere altre cose. Oltre a vedere Mosé per portargli il materiale di Eva Jospin avevo preso appuntamento con la Martinelli così quando vidi i lavori si fece strada l’idea di organizzare la famosa collettiva di Natale unendo unicamente il suo lavoro a quello di Verga. In quel caso il caso ha fatto davvero del suo meglio perché senza saperlo avevo scelto di mettere insieme due giovani artisti seguiti, non a caso dalla stessa critica, Antonella Marino che ho poi conosciuto sempre per caso ad Artissima. Maria Martinelli e Giuseppe Verga pensavano inizialmente di non conoscersi. Gli ho messi in contatto per fargli parlare del loro lavoro e scegliere il titolo della mostra e solo pochi giorni prima dell’inaugurazione il caso ha voluto che al coinquilino di Verga arrivasse l’invito della mostra mandatogli da Maria Martinelli, sua vecchia amica!
Di ogni artista con cui ho lavorato ho un lavoro che fa parte della mia collezione privata ma non posso ancora definirmi una vera e propria collezionista; con alcuni di loro si è instaurato
un rapporto di stima e rispetto reciproco e in linea di massima sono tutti anche amici.

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